AMEDEO FIORESE, vaso in gress, forma tubolare curvo e torto, h.cm.16x24x7, anni 50/60

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AMEDEO FIORESE, vaso in gress, forma tubolare curvo e torto, h.cm.16x24x7, anni 50/60

Biografia

Amedeo Fiorese, nato a Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, nel 1939 Amedeo Fiorese, dopo aver frequentato la Scuola d'Arte della Ceramica a Nove si trasferisce a Venezia dove segui i corsi del pittore Giorgio Wenter Marini, all'Istituto d'Arte dei Carmini.
Dopo aver lavorato per diverse manifatture ceramiche venete, nella seconda metà degli anni Cinquanta inizia una propria produzione di maioliche ornamentali di tipo figurativo.
Nel 1958 esordisce partecipando alla Biennale d'Arte di Venezia ripetendo l'esperienza anche nelle edizione del 1960, anno in cui tiene la sua prima personale alla Galleria Bevilacqua La Masa di Venezia, e del '62.
Nei primi anni Sessanta la sua produzione assume un taglio scultoreo e un'impronta di ispirazione geometrico-astratta realizzata, con opere di grandi dimensioni in grès, porcellana e terra refrattaria.
A partire dai primi anni Settanta Amedeo Fiorese realizza alcuni lavori in bronzo presso la fonderia "Bonvicini" di Verona e apre alcune collaborazioni con Giorgio De Chirico, Salvator Dalì, Pablo Picasso, Alberto Viani, Arnaldo Pomodoro e Giacomo Manzù, nella realizzazione di opere in bronzo, ferro e ghisa.
Nel 1975 tiene una personale alla Villa Reale di Monza.
Nel 2001 realizza 480 mq. di rivestimento in mosaico della cupola della chiesa di S. Vincenzo a Thiene,
Vive e lavora a Bassano dove nel suo studio produce opere in opere in gres, porcellana, bronzo, oro, marmo, acciaio, legno, pittura e resine che presenta nella Galleria d'Arte di Palazzo Bonaguro di Bassano del Grappa

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Amedeo Fiorese

(da "Quaderni di scultura" Giorgio Segato, 1978)

La scultura di Amedeo Fiorese ha origine e compimento nell’ambito di una componente tecnica di netta fisionomia artigianale e inequivocabilmente legata alla secolare esperienza plastica e decorativa dei ceramisti bassanesi. Non per questo, tuttavia, si può parlare di scultura “ingenua” o banalmente ripetitiva di motivi qua e là superficialmente orecchiati – come è spesso di tanto vuoto modernismo a tutti i costi di bottega – nè si può assegnare al suo lavoro la valenza troppo riduttiva di ricerca e invenzione di motivi plastici di elementare leggibilità e meramente decorativi. Il suo “fare scultura”, si può dire, nasce direttamente dal lungo tirocinio artigianale del “fare ceramica”, ne resta fortemente condizionato e positivamente “contaminato” anche quando varia il “medium” espressivo, il materiale, ma il risultato del processo produttivo – specialmente nelle opere più recenti – appartiene con pieno diritto alla scultura. D’altra parte, il carattere schietto e immediato di Fiorese mal sopporterebbe una troppo netta dicotomia tra l’essere “artigiano” che ripete forme di un gusto ormai consolidato e l’aspirazione artistica che lo spinge a indagare e a sperimentare i problemi della forma, della luce, dei rapporti del volume e dello spazio, del volume come massa fisica e del volume come spazio vuoto. Fiorese sente l’uno e l’altro e con caparbia tenacia fa prosperare la sua “bottega” di autentico artigiano della ceramica e, insieme, persegue una sempre più attenta e severa ricerca di aggiornamento nel contesto della plastica contemporanea. Come a pochi riesce, egli ha saputo crearsi un ideale equilibrio tra il lavoro di “routine” e l’indagine personale, tra il ripetersi delle forme usuali e scontate negli esercizi di decorazione e l’esigenza incontenibile di una più efficace “educazione” delle proprie energie creative verso una soddisfacente espressione della ricca e versatile vena d’artista. Alla sua formazione, dopo gli Istituti d’Arte di Nove e di Venezia, hanno contribuito non poco il contatto nelle fonderie veronesi con alcuni dei maggiori artisti contemporanei, la conoscenza diretta del loro modo di operare artisticamente e gli ormai abituali incontri faentini con i maestri internazionali della ceramica. Il costante rapporto con i giovani in bottega e principalmente nell’esperienza di insegnamento ha, certo, accentuato la sua curiosità e disponibilità alla sperimentazione di forme e tecniche, ma non c’è dubbio che Fiorese abbia ricavato i maggiori stimoli – e i più significativi riconoscimenti e le più intime soddisfazioni dalla frequentazione del concorso di Faenza, qualificatissimo e qualificante banco di prova per chiunque aspiri non tanto a livelli di “artigianale artistico” quanto a riaffermare la dignità di autentica e compiuta espressione artistica della ricerca plastica connessa alla lavorazione della ceramica. Lentamente ma in continua progressione – anche se non sempre le scelte sono state coerenti – Fiorese ha saputo raggiungere in questi ultimi anni proprio quei risultati in cui l’indiscutibile bravura tecnica del ceramista si media alla capacità di tradurre il fatto ceramico in autentico fatto plastico, in scultura viva e autonoma. La strada è stata tormentata da incertezze, da esitazioni, da abbandoni e da falsi raggiungimenti, ma Fiorese ha saputo non demordere: ha atteso, riprovato, studiato e sperimentato, analizzato e discusso, ripreso temi e motivi congeniali, adattandoli alle proprie esigenze e sviscerandone i significati plastici.

Così, con il procedere dell’esperienza, in quei temi quali il sentimento religioso, la danza, l’esercizio ginnico o sportivo, cercati proprio per lo slancio e il movimento che con essi poteva esprimere, la figura si fa sempre più raccolta, più sintetica, quasi una unione geometrica di volumi in cui si avverte la maturata consapevolezza dell’importanza del momento di riflessione contenutistica e progettuale. Attratto dalla lezione del dinamismo nelle sue formulazioni dal futurismo a oggi, Fiorese sperimenta nelle Torsioni, nelle Flessioni e nei Dischi un’organicità prossima all’informale, estremamente impulsiva, gestuale ed elastica, quasi fluttuante, per accostarsi gradualmente – attraversando gli “orti” di un Sassi e di un Cappello – a movimenti ancora liberi ma più razionali, coincidenti con una ulteriore purificazione della forma, in sculture aeree che registrano l’avanzamento verso una essenzialità strutturale di ordine astratto (Acrobata in bronzo). Sulle lucidissime superfici, mosse dalle linee di torsione e dai corrugamenti della materia, la luce crea giochi di animazione surreale che intensificano il dinamismo delle forme e, al tempo stesso, rafforzano l’impressione di monumentalità e di smaterializzazione. La ricerca più propriamente scultorea e gli scopi decorativi della ceramica nell’arredamento e nell’architettura ora si fondono provocando una proliferazione plastica di più severa articolazione e di più meditata attenzione verso lo spazio ambientale e architettonico. Una inedita ispirazione a una sintesi di spazio, superficie, corpo, volume, luce, movimento sta alla base delle Figure, delle Colonne, degli Acrobati in semigres platinato e ramato o dorato e ramato che costituiscono, a nostro avviso, i raggiungimenti più originali e più validi dell’attività di Fiorese. Le strutture sono diventate più complesse ma – in virtù dell’esperienza acquisita nei lavori di decorazione (pannelli, lampade, progetti per tavolini) anche più lucidamente intuite dentro una articolazione spaziale più ricca e dinamica. Il ritmo vitalistico delle Figure realizzate tra il 1975 e oggi arriva, con una pluralità di rapidi scatti ascensionali dei pieni e dei vuoti, a soluzioni architettoniche con sviluppi continui, come in una progressione di combinazioni moltiplicate. Qui la progettazione tende a divenire dominante e, con essa, una razionalità creativa che sa avvalersi, in queste sorprendenti unità di consonanti tensioni curvilenee, di ogni segreto artigianale. La consapevolezza del metodo costruttivo – lucido ed enfatico insieme – non inibisce l’esercizio dell’immaginazione e Fiorese applica la sua inventiva, fervida ma mai dirompente, all’istituzione di fittissimi giochi di rispondenze, richiami, riverberi e riflessioni tra l’opera, la luminosità e lo spazio circostanti, creando sequenze ininterrotte di variazioni, affinando la forma fino a raggiungere un’efficacia suggestiva e una libertà d’invenzione fortemente essenziali ed eleganti. Al calcolo della ricerca, Fiorese mostra di saper accoppiare realizzazioni operative di alta qualità estetica, capaci di suscitare un ampio e variatissimo ventaglio di allusioni e di sensazioni, di stimoli e di esperienze.

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